giovedì 18 dicembre 2008

La volpe e le due bambine...

In questo periodo ho avuto molti imprevisti e momenti di grande preoccupazione per cui la mia testa era dall'altra parte. Però oggi ho deciso di pubblicare una bella notizia, piccola e dolce notizia per non farci dimenticare di sorridere e che al mondo ci sono anche anime di grande cuore come queste due bambine.
VILLETTA BARREA (L'AQUILA), 17 DIC - Due bambine abruzzesi hanno salvato da morte sicura una volpe che era stata investita da un'auto. E' avvenuto a Villetta barrea, in provincia dell'Aquila, dove l'animale, dopo essere stata travolta da un'auto, si e' trascinata fino al portone della casa dove abitano le due bimbe. Le piccole le hanno prestato le prime cure, facendola sentire al sicuro, poi hanno chiamato i genitori che a loro volta hanno avvertito le Guardie del Parco di Pescasseroli.

mercoledì 10 dicembre 2008

Storia di una ranocchia che non sapeva di essere cotta.

Dall'allegoria della Caverna di Platone a Matrix, passando per le favole di La Fontaine, il linguaggio simbolico è un mezzo privilegiato per indurre alla riflessione e trasmettere idee.
Oliver Clerc, scrittore e filosofo, in questo suo breve racconto, attraverso la metafora, mette in evidenza le funeste conseguenze della non coscienza del cambiamento, che infetta la nostra salute, le nostre relazioni, l'evoluzione sociale e l'ambiente.
Un condensato di vita e di saggezza che ciascuno potrà piantare nel proprio giardino per goderne i frutti.
Immaginate una pentola d'acqua fredda in cui nuota tranquillamente una piccola ranocchia. Un piccolo fuoco è acceso sotto la pentola e l'acqua si riscalda molto lentamente.
L'acqua piano piano diventa tiepida e la ranocchia, trovando ciò piuttosto gradevole, continua a nuotare.
La temperatura dell'acqua continua a salire, ora l'acqua è calda, più di quanto la ranocchia possa apprezzare, si sente un pò affaticata, ma ciò nonostante non si spaventa.
Ora l'acqua è veramente calda e la ranocchia comincia a trovare ciò sgradevole, ma è molto indebolita, allora sopporta e non fa nulla.
La temperatura continua a salire, fino a quando la ranocchia finisce semplicemente per cuocere e morire.
Se la stessa ranocchia fosse stata buttata direttamente nell'acqua a 50 gradi con un colpo di zampe sarebbe immediatamente saltata fuori dalla pentola.
Ciò dimostra che, quando un cambiamento avviene in un modo sufficientemente lento, sfugge alla coscienza e non suscita nella maggior parte dei casi alcuna reazione, alcuna opposizione, alcuna rivolta.
Se guardiamo ciò che succede nella nostra società da qualche decennio possiamo vedere che stiamo subendo una lenta deriva alla quale ci stiamo abituando. Una quantità di cose che avrebbero fatto inorridire 20, 30 o 40 anni fa, sono state a poco banalizzate e oggi disturbano appena o lasciano addirittura completamente indifferente la maggior parte della gente.
Nel nome del progresso, della scienza e del profitto si effettuano constinui attacchi alle libertà individuali, alla dignità, all'integrità della natura, alla bellezza e alla gioia di vivere, lentamente ma, inesorabilmente, con la costante commplicità delle vittime, inconsapevoli o ormai incapaci di difendersi.
Le nere previsioni per il nostro futuro, invece di suscitare reazioni e misure preventive, non fanno altro che preparare psicologicamente la gente ad accettare delle condizioni di vita decadenti, anzi drammatiche.
Il martellamento continuo di informazioni da parte dei media satura i cervelli che non sono più in grado di distinguere le cose...
Coscienza o cottura, bisogna scegliere!

martedì 2 dicembre 2008

Quella volta con le foche...

In una località sulla costa della California all'incrocio tra un fiume e l'oceano Pacifico c'è una fila di foche stese, la maggior parte di esse a pancia in su, beate e sorridenti per il calore dei raggi del sole. Sono seduta su una roccia ad osservarle, sotto i miei piedi la sabbia è umida, il vento tira forte, le onde ribelli si scontrano con le rocce, nel cielo passano un gruppo di pellicani, mentre sulla spiaggia oltre il fiume, vicino alle foche ci sono centinaia di gabbiani e a completare il quadro, le anatre nuotano sul fiume verso l'entroterra. Guardo le foche tuffarsi nell'acqua, giocare con le onde, i loro occhi sono vivi e vivaci. Si divertono. Mi avvicino lentamente per non spaventarle. Poi mi sdraio sulla sabbia piena di pezzi minuscoli di conchiglie, sono a meno di 100 m., inizialmente mi guardano con sospetto, mi controllano, ma poi abituate alla mia presenza si tranquillizzano. Scatto foto, foto e ancora foto. C'è persino un cucciolo di foca tra i due adulti che mi osserva incuriosito, è di color chiaro, ha un muso dolcissimo, mi viene voglia di abbracciarlo e coccolarlo....La foca più vicina a me è enorme, ha lo stesso colore della sabbia, ogni tanto si gratta, si stira sbadigliando, ha l'aria soddisfatta, forse per i pesci mangiati e per i raggi del sole che asciugano il suo pelo. Allora appoggio la mia fotocamera e prendo il sole anch'io. Una fila di foche ed un umano stesi sotto il sole.....Che emozione!!!! Penso che sia stupendo in ogni parte del mondo le foche siano lasciate vivere in pace nel loro habitat senza l'inutile massacro per le pellicce o altro. Anche loro hanno un cuore...

venerdì 28 novembre 2008

Le nuvole...

Le nuvole mi ispirano poesia,
sdraiata su un prato osservo le nuvole scorrere lentamente nel cielo azzurro,
quel bianco così candido,
simile ai batuffoli di cotone,
immagino soffici, chissà se c'è qualche sorridente angelo che salta da una nuvola all'altra?
Le nuvole mi regalano pace.
E' un'arte della Natura,
meravigliosa...

martedì 25 novembre 2008

Il primo incontro...

A primavera ho acquistato una Reflex, il mio scopo è di fotografare la bellezza della natura, gli animali “wildlife”, paesini e borghi abbracciati dalla grande natura …e ovviamente i miei animali. Le prime uscite con la nuova fotocamera sono state sulle colline e montagne della mia zona. Scarpe da trekking, uno zaino con i rifornimenti e via ad avventurarmi tra i campi, boschi, alla scoperta di fiori e farfalle, piante e…ungulati! L’emozione del mio primo incontro con un animale in piena libertà è stata indimenticabile. In occasione di un ponte ho trascorso un lungo week end sul Gran Sasso. Appena arrivata ho intrapreso una passeggiata verso la grotta d’oro, sempre armata della mia fotocamera e speranzosa di avvistare un animale anche solo per poco tempo. “Un passo dopo l’altro, le montagne maestosamente alte attorno a me, un fiore, un altro fiore, di forma e colori diversi, splendono fieri al sole, una cascata sulla mia sinistra dove l’acqua scende limpida e gelida, un passo dopo l’altro, alcune farfalle mi accompagnano svolazzando tra un petalo e l’altro, le loro ali con i disegni e colori sono stupendi. Riconosco il profumo della natura….della terra, delle rocce e delle piante. Mi fermo su un sasso ed assaporo questi momenti. Finalmente tutto rallenta, c’è calma, ogni tanto soffia il vento, ma per me è come una carezza, qualche nuvola a forma di panna montata passa sopra le cime dei monti…..mi unisco alla natura. I miei occhi si posano su una roccia abbastanza alta, un camoscio mi stava osservando. Un camoscio!!!!! Con le mani tremanti cambio l’obiettivo della fotocamera, è lì! E’ lì!! Poi avvisto un altro camoscio, una femmina!! Mi butto a terra e comincio a scattare, mentre scatto mi avvicino sempre di più. Il camoscio maschio è assai curioso di me e i suoi occhi mi scrutano, ma noto che non ha paura. Mentre la femmina è impaurita e mi guarda un po’ preoccupata. Un passo dopo l’altro, arrivo quasi sotto la roccia e scatto, scatto. Emozionantissima, in quel momento smetto di scattare e ci studiamo a vicenda, poi il maschio lecca il muso della femmina, forse per tranquillizzarla. Il mio cuore batte fortissimo, siamo lì da soli, noi tre. Sono bellissimi. Dopo un po’ se ne vanno saltellando con abilità sulle rocce, forse alla ricerca di cibo. Che emozione!!!! Sorrido e lancio un grido di gioia….”

giovedì 20 novembre 2008

Milou.

Oggi vorrei dedicare questo post a Milou. Il mio gattone, un soriano che esattamente oggi due anni fa se n'è andato, dopo quasi vent'anni insieme. Il suo faccione era bellissimo e molto espressivo. Quando gli girava male il suo muso diventava imbronciato, se era contento era capace di sorridere e illuminarsi gli occhi. Quasi vent'anni insieme...quante cose abbiamo combinato insieme?? Quel Natale che io avevo acceso una candela e tu incuriosito ti eri avvicinato un pò troppo e ti eri bruciato un paio di baffi!! E quando eri sparito per i tre lunghissimi giorni, avevo pregato così tanto che mai in vita mia avevo fatto! Adoravi moltissimo il pesce e quando mia mamma li puliva in cucina diventavi un esaltato, pure un ottimo tenore e con la tua zampa riuscivi a fregare un pesce al volo. Amavi persino sederti sulle mie spalle, mi avvolgevi con il tuo corpo come un colletto di pelliccia. Eri terribile, ma sapevi farti amare e tanto.
Grazie Milou di essermi stato un amico, un compagno di giochi, allegria, un gomitolone di lana soffice su cui mi potevo appoggiare nei miei momenti tristi. Mi manchi tanto, ma sono sicura che starai correndo e giocando in un bellissimo campo con Charlie e Elite. Grazie...

mercoledì 19 novembre 2008

I suoni degli animali nell'antichità.

Com’era il mondo sonoro dell’antichità? Il filologo classico Maurizio Bettini ricostruisce la “fonosfera”, cioè l’insieme dei suoni che riempivano l’aria, nell’antica Grecia e nella Roma repubblicana e imperiale attraverso i non pochi indizi presenti nelle fonti classiche.Ne scaturisce un ritratto molto diverso dal mondo contemporaneo. Solo le voci umane rappresentano un elemento immutabile nel corso dei secoli, mentre tipici del mondo antico dovevano essere i rumori delle attività artigianali, quali i colpi dei fabbri e le mole dei mulini cittadini. Soprattutto i suoni prodotti dagli animali, ricorda Bettini, erano molto più variegati e presenti rispetto a oggi, visto che le “fonti” che le emanavano erano parte fondamentale del mondo produttivo della città antica.
La nostra vita è immersa nei suoni. Clacson di automobili, rombo di motori, grida o mormorii televisivi, musica che echeggia nei locali pubblici, un’infinità di voci, accordi, squilli o semplici rumori della cui esistenza non ci accorgiamo neppure più, se non quando tutto questo, per un motivo o per l’altro, bruscamente cessa. La nostra vita si svolge all’interno di una vera e propria fonosfera. E nel mondo antico? In che cosa consisteva la fonosfera degli antichi?Possiamo immaginare che, anche in essa, circolassero voci o grida prodotte dagli esseri umani, come accade nel mondo contemporaneo, magari con intensità e frequenza anche maggiore. Parole di uomini, ossia gente che discute per strada, si chiama dalla finestra o semplicemente canta. Ma a parte questa immediata intersezione fra le due fonosfere, identificarne altre è difficile: vengono in mente piuttosto le sonorità che il mondo antico non aveva, mentre il mondo moderno le ha; e in misura forse minore, quelle che il mondo antico possedeva e che noi abbiamo perduto.Di certo, per esempio, la fonosfera antica non conteneva i rumori del traffico, l’urlo delle sirene o i fragori delle fabbriche; né conosceva quel petulante mix di musica e di voci che, diffuso dagli altoparlanti, fa ormai stabilmente parte dell’arredamento (sonoro) di molti ambienti contemporanei, pubblici e privati. Soprattutto nella fonosfera antica non vi era traccia di una presenza che, nel mondo moderno, si è fatta invece pervasiva. [...]
A questo punto sorge una domanda. Dobbiamo immaginare quello antico come un mondo più silenzioso di quello odierno? Difficile dirlo, anche se, almeno in media, la fonosfera dei nostri avi avrà per forza avuto intensità minore rispetto a quella contemporanea; insomma, era di certo una fonosfera più sottile e leggera. Soprattutto però diverso doveva essere il suo impasto, perché in essa figuravano suoni e rumori che nel nostro mondo, a motivo dei vari mutamenti di civiltà, sono ormai andati perduti. Si pensi per esempio ai colpi del martello, il malleus o marculus dei Romani, uno strumento che doveva essere molto più usato di oggi (fabbri, stagnai, maniscalchi, carpentieri...); allo strepitus prodotto dalle molae, le macine dei mugnai, le quali trituravano il grano ruotando attorno a un asse sotto la spinta di schiavi o di asini; poi naturalmente al cigolio dei carri, le cui ruote sobbalzavano sui sassi degli acciottolati cittadini.
C’è almeno un’altra “voce” importante che occorre registrare: le emissioni sonore prodotte dagli animali, ossia latrati, ragli, nitriti, belati, grugniti, cinguettii e così di seguito. A noi moderni capita raramente di udire la voce di un cavallo, di un asino o di un bue, mentre l’abbaiare di un cane corrisponde, in genere, solo a un fastidioso rumore di barboncino due piani sopra. Anche degli uccelli e dei loro canti possiamo accorgerci solo se abitiamo in qualche quartiere residenziale, o nei periodi di vacanza. Nell’antichità era diverso. Prima di tutto, le voci degli animali erano infinitamente più numerose e più diffuse di quanto possa accadere oggi, perché le “fonti” che le emettevano facevano strettamente parte del tessuto economico, sociale o semplicemente umano del mondo antico. A differenza del mondo moderno, asini, buoi, cavalli, cani e così via accompagnavano stabilmente l’attività e la vita quotidiana degli uomini, e come tali le loro voci dovevano risultare assai consuete alle orecchie dei nostri antenati. Occorre inoltre tener conto del fatto che, come si è visto, la fonosfera antica era assai meno ingombra, meno pesante di quella contemporanea, di modo che le voci degli animali, oltre che più diffuse, dovevano risultare anche estremamente più udibili rispetto a oggi. In questo senso, si potrebbe affermare che anche gli antichi disponevano di un loro particolare genere di musica diffusa, la quale [...] aveva la funzione di “arredare” fonicamente gli ambienti in cui si svolge la vita delle persone. Salvo che questa musica era costituita dai canti degli uccelli, la cui aerea presenza era molto più numerosa, variata e distribuita di quanto non accada oggi; senza che, all’interno della fonosfera, le loro voci fossero coperte da ben altre e più potenti emissioni.
Le voci degli animali, infatti vengono sfruttate simbolicamente, come la loro forma, colore e comportamento. Nascono così proverbi e modi di dire: «tanto va la gatta al lardo», «furbo come la volpe». Nascono favole: Il lupo e l'agnello, La volpe e l'uva. Nascono poesie: come dimenticare il cosiddetto «giambo sulle donne», in cui Semonide classifica le donne secondo i caratteri degli animali cui somigliano? La donna-scrofa non si lava mai, indossa abiti sporchissimi e ingrassa, rotolandosi nel letame; la donna-volpe sa tutto, controlla tutto, ma si adegua agli eventi, e vi si adatta; la donna- cagna vagola per la casa latrando, non tace neppure se la bastoni; l'asina invece, paziente e lavoratrice, puoi bastonarla e non protesta...Ma torniamo alle voci: tante e diverse, esattamente come le lingue umane. Ed esattamente come le lingue, originariamente tutte uguali. Un tempo infatti, racconta Filone di Alessandria, gli animali avevano tutti la stessa voce. Ma un giorno, perso ogni senso della misura, chiesero l'immortalità. E furono puniti: da quel momento cominciarono a parlare in modo diverso, ogni specie a modo suo: superfluo segnalare il parallelo con il racconto di Babele.
Tante lingue, dunque, all'interno delle quali Bettini si sofferma, in particolare, su quella degli uccelli e la indaga seguendo diverse strade: quella, già segnalata, della capacità delle loro voci di veicolare significati simbolici e culturali; quella, non meno affascinante, della riarticolazione sonora della loro voce, per far pronunziar loro brevi messaggi in lingua umana: a partire da Alcmane (che affermava di aver trovato la propria poesia rielaborando il canto delle pernici) si arriva, per citare un celebre caso, alla riarticolazione del verso della gallina in Giovanni Pascoli, nella poesia Valentino: «le galline cantavano, Un cocco! / ecco ecco un cocco un cocco per te ». E poi, ancora, i racconti mitologici, in cui si trovano animali che possiedono una compiuta capacità linguistica. E per finire la divinazione: trasformato in «segni», il canto degli uccelli attribuisce loro la capacità di predire il futuro e di dare ordini. Erano animali autorevoli gli uccelli, nell'antichità. Non a caso Aristofane, nella commedia che da loro prende il nome, immagina che, aiutando gli ateniesi disgustati delle condizioni di vita in patria a fondare una nuova città fra cielo e terra, essi possano riconquistare l'antica signoria, usurpata dagli dei. Nell'impossibilità di rendere conto della ricchezza di questo libro, per segnalarne la rilevanza basterà ricordare, concludendo, che grazie a esso l'antropologia delle antiche voci animali diventa antropologia della cultura classica: la trascrizione delle loro voci ci consente di vedere gli animali come li vedevano gli antichi.

lunedì 17 novembre 2008

Confermato l'abbattimento dei cervi al Parco dello Stelvio

Chiederemo inoltre al Ministro dell’Ambiente di annullare la delibera perché oggi il Parco nazionale ha deciso di procedere agli abbattimenti senza la necessaria Valutazione Ambientale Strategica così come previsto dalla normativa europea. ” Ha detto Enzo Venini Presidente WWF Italia. La delibera approvata oggi prevede un tariffario per i cacciatori: 168 euro per abbattere un cervo, scontati a 79 nel caso se ne abbattano 10. (non ho parole....) Il piano prevede l’abbattimento di migliaia di cervi da parte di “selecontrollori”, normali cacciatori di selezione “formati” da un corso di soli tre giorni e non appartenenti all’ente pubblico, nonché una vera e propria vendita di capi secondo una precisa tabella ai cacciatori residenti in valle. Il tutto, senza coerenza con il mandato di un parco nazionale, è giustificato da presunte ragioni gestionali e di contenimento di danni vegetazionali. Sulla decisione il rappresentante della Regione Lombardia si è astenuto, non avvallando così una decisione illegittima. “Questa decisione è un segnale di grossa debolezza da parte del parco che rinuncia così a gestire la fauna selvatica a favore di un espediente per fare cassa, cedendo alle pressioni di parte del mondo venatorio.” ha detto EnzoVenini, Presidente WWF Italia. L’unico mezzo efficace per controllare la popolazione di ungulati è infatti legato al ritorno potenziale dei predatori naturali e altre ragioni conservazionistiche quindi rendono inammissibile il prelievo di cervi all’interno dei confini del Parco Nazionale dello Stelvio. Stando ai dati attuali sull’areale occupato dal lupo il Parco sarà presumibilmente presto colonizzato dalla specie, il quale in tutta Europa ha una funzione regolatrice delle popolazioni di cervo. E' un'ipotesi fondata quindi che all'arrivo del lupo la densità dei cervi diminuirà molto a causa della predazione e per una migliore distribuzione degli animali. Potrebbe essere un grave errore rimuovere una risorsa importante per il predatore proprio ora che sta ricolonizzando anche le Alpi centrali. “In un’ area protetta la fauna è un fondamentale elemento attrattivo per i visitatori e la loro scarsa visibilità potrebbe portare ad una minor fruibilità turistica del luogo – dice ancora Enzo Venini -, con conseguenze sullo sviluppo economico locale in zone di montagna. Chiediamo che il piano sia sottoposto alla normale procedura di Valutazione Ambientale Strategica prevista dalla legge”.
Uno dei commenti:
Vergogna, vergogna,vergogna, davanti a Dio e davanti agli Uomini!Ormai non si pensa altro che al Business, a fare soldi, in questo caso a rifornire i ristoranti di carne di Cervo e quanto d'altro..., fregandose altamente della Natura; prima si deve subire la predazione e la distruzione della fauna Marina dove multinazionali del pesce dell'industria e degli Armamenti, per il solo loro interesse, stanno inquinando e distruggendo il Mare, ed ora palesemente con la complicità di qualche giudice corrotto o irresponsabile, l'Uomo fa la stessa cosa sulla Terra, distruggendo il futuro dei nostri figli. (...)
Un altro commento:
è giusto che venga attuato un piano di abbattimento anche all'interno del parco nazionale,di cervi ce ne sono troppi,causano incidenti stradali e nelle condizioni in cui sono,essendo troppi e tutti consaguinei non son nemmeno belli da vedere! (ma senti chi parla!!! Ma li ha mai visti??).
Un altro ancora che fa di certo riflettere:
Questo è un chiaro esempio delle conseguenze della stupidità umana!SE I CERVI SONO TROPPI,LA COLPA è SOLO ED ESCLUSIVAMENTE DELL'UOMO CHE,PER ANNI,HA LAVORATO A DISTRUGGERE UN ANELLO DI QUELLA CATENA ALIMENTARE CHE UN TEMPO PROVVEDEVA A REGOLARE GLI EQUILIBRI TRA ANIMALI E NATURA!

giovedì 13 novembre 2008

Gli elefanti...

Gli elefanti sono animali giganti, forti, potenti, eppure piangono come è citato nel La Repubblica:
La leggenda secondo cui esistono "cimiteri degli elefanti", in cui le creature della savana si riuniscono per commemorare i defunti, ha trovato una conferma scientifica. Uno studio triennale condotto in Africa da ricercatori della Essex University, pubblicato sulla rivista “Biology Letters della Royal Society”, rivela che gli elefanti danno grande importanza ai morti, e che si sentono spinti a toccare delicatamente le ossa dei esemplari deceduti, con la proboscide e le zampe. «Quando trovano resti di uno di loro», dice la dottoressa Karen McComb al Daily Telegraph, «gli elefanti ci girano intorno compiendo uno stretto cerchio, con le orecchie e la testa abbassati, mostrando tensione. Quindi toccano e odorano la carcassa. Se ci sono ancora le zanne dell'animale morto, le raccolgono con la proboscide e le portano via con loro. Tuttavia non sembrano fare distinzioni tra il cadavere d'un elefante del loro branco o uno sconosciuto». Lo studio conclude che gli elefanti hanno molte caratteristiche simili agli esseri umani, inclusa quella, già conosciuta, di piangere. La ricerca è stata compiuta all'Amboseli National Park, in Kenya.
Ho visto tanti elefanti chiusi in zoo o circhi, tutta un'altra cosa vederli liberi nella savana in Africa. In Kenya ho potuto osservarli dall'alba al tramonto, solitari o in gruppo, cuccioli con mamme. Scenari che non dimenticherò mai...Oggi lo dedicherò a loro citando anche un libro "L'inverno degli elefanti" di Kim Echlin, ora difficile da trovare se non nei negozi di libri usati.
"Mi chiamano la guardiana degli elefanti e mi piace. Quando si sceglie di vivere con gli elefanti si sceglie di vivere soggiogati, in schiavitù. Io mi lascio affascinare da loro, mi espongo alla loro forza, che spezza e piega, che libera e vince.
Sono prigioniera al pari di loro e le nostri comuni catene ci liberano. Non esistono quasi parole che descrivano una cosa simile.
(...) Il linguaggio degli elefanti:
mrii-ahah= gorgoglio di buongiorno.
grht= benvenuto riservato ad un amico particolare e un membro di famiglia.
ooo ahahaha-whoo aoh: un profondo gorgoglio che significa "Sono qui, sono qui per te (per quanto la natura me lo permetterà)= gli elefanti usano questo saluto quando accorrono in aiuto di uno di loro.
(...) quando lo ascolto, penso ad Emily Dickinson, al ritmo delle sue poesie:
L'amore - è precedente alla Vita
Posteriore - alla Morte
Dà inizio alla Creazione, e interpreta la Terra."

lunedì 10 novembre 2008

"Indru si era reso conto che gli umani non erano così diversi dai lupi. […] Voleva restare in loro compagnia, correre con loro come avrebbe fatto col proprio branco. Non poteva lasciarli morire, proprio come non poteva lasciare che un cucciolo soffrisse la fame quando lui aveva la pancia piena di carne. Allora aveva deciso di insegnare agli umani alcune cose, per aiutarli a sopravvivere. Qualcuno dice che, quando il lupo e l’umano si sono coricati insieme, le loro anime si sono intrecciate. E aggiunge che, quando si sono separati, ciascuno di loro ha mantenuto un pezzo dell’anima dell’altro.".
14.000 anni fa. La falce di luna che marchia il petto grigio di Kaala segna il destino della piccola lupa: rivelando la sua estraneità al Branco del Fiume Rapido, condanna la madre all'esilio e lei e i suoi fratelli alla morte. Ma Kaala non vuole morire. In lei arde uno spirito indomito, che le permette di superare il disprezzo degli altri lupi, di cacciare anche quando le forze sembrano abbandonarla e di opporsi alle difficoltà con fiera determinazione. Poi, un giorno, Kaala salva una bambina dall'impetuosa corrente del Fiume Rapido e, sebbene le leggi dei lupi vietino di entrare in contatto con gli umani, considerati nemici mortali, tra lei e la bambina s'instaura subito un legame forte, autentico, che porta due esseri completamente diversi a scoprire un'intesa straordinaria. Così, quando lo scontro tra gli umani e i lupi appare ormai inevitabile, per Kaala arriva il momento della scelta: rientrare nel branco e difenderlo oppure schierarsi al fianco di colei che le ha dimostrato comprensione e affetto. Una decisione che potrebbe segnare il futuro della vita sulla Terra... Questo romanzo è la storia di un'amicizia impossibile, di una promessa che non può essere mantenuta e di una lotta che risale alle origini del tempo e che forse non si è ancora conclusa. Ma soprattutto è la storia di una giovane lupa e di una «cucciola umana», unite nella certezza che l'innocenza e l'altruismo sono le uniche leggi cui è giusto obbedire. Ed è intensa, profonda e toccante come tutte le grandi storie
L'AUTRICE Dorothy Hearst ha lavorato come editor per varie case editrici, tra cui la Cambridge University Press e la John Wiley & Sons; dal 1997 fino a poco tempo fa è stata senior editor presso la Jossey-Bass, dove si occupava di libri incentrati su temi sociali. A un certo punto, però, i lupi hanno bussato alla sua porta, chiedendole di raccontare la loro storia, e lei ha ascoltato il loro richiamo. Così è nato La promessa dei lupi, accolto con entusiasmo negli Stati Uniti e i cui diritti di pubblicazione sono stati venduti in tutto il mondo. Consiglio di guardare il sito dell'autrice:http://www.dorothyhearst.com/, contiene un'ampia sezione dedicata alla storia ed alla vita dei lupi compreso le associazioni che si occupano di aiutare questi meravigliosi animali.

giovedì 6 novembre 2008

CLIMA, SCOPERTA PIETRA CHE ASSORBE CO2

Una pietra che si trova soprattutto in Oman, la peridotite, potrebbe servire ad assorbire anidride carbonica, la cui diffusione nell'atmosfera è considerata una delle principali cause dell'effetto serra. Secondo lo studio dei geologi americani Peter Kelemen e Juerg Matter, quando CO2 entra in contatto con la peridotite il gas si calcifica. Il fenomeno avviene in natura, in misura limitata, ma potrebbe essere riprodotto su larga scala per contribuire a ripulire l'atmosfera ma per ora i costi sono troppo alti. Da Televideo

mercoledì 5 novembre 2008

Bodie (CA-USA), città fantasma.

Bodie è situata sperdutamente all’Ovest delle montagne presso la Sierra Nevada , è una città abbandonata della corsa all'oro della California, il clima è sempre stato brutto, estati afosi e inverni rigidi. Aveva una popolazione di circa 10.000 ed è cresciuta grazie all'industria mineraria. Bodie ha preso il nome da Waterman S.Bodey che ha scoperto l’oro nel 1859. Il cambiamento ortografico del nome è spesso stato attribuito ad un errore di un disegnatore d’insegne, ma invece, è stata una decisione della gente di Bodie per assicurare una buona pronuncia. In questa città c’era l’alta percentuale della delinquenza e criminalità. I morti uccisi erano una monotona regolarità, la campana della chiesa suonava ogni morto e spesso si sentiva suonare più volte. Una bambina di cui i genitori dovevano portarla in questa remota ostile e infame città, scrisse nel suo diario: “Addio, Dio, io vado a Bodie.” Questa frase divenne famosa in tutto l’Ovest. I furti, le rapine delle carrozze, le risse per le strade facevano varietà, e i 65 saloon offrivano tante opportunità di rilassamento dopo tanti giorni di lavoro nelle miniere. Il Reverendo F.M. Warringon nel 1881 disse di proposito: “E’ un mare di peccati frustato da tempeste di brame e di passione.”
Oggi rimane un luogo silenzioso, quasi spettrale, con le case intatte, nonostante il passare degli anni. Hanno lasciato così com'era quando l'ultimo abitante se ne era andato.
Quando entro in questa cittadina contemporeanamente vado indietro con il tempo. Mi sembra di vedermi con addosso con un vestito dell'800 con un simpatico cappello a curiosare attraverso le finestre delle case. Ci sono ancora le tende, ma ormai a brandelli, i muri con la tappezzeria a fiori piena di umidità, letti di ferro battuto arrugginiti, persino materassi ormai in pessimo stato, qualche sedia di legno a dondolo, attorno al camino qualche pentola e piatto, persino giornali e giochi per bambini. In una finestra distinguo una donna seduta su una sedia a dondolo a sferruzzare qualche maglia ad aspettare il rientro del marito dalla miniera o dal saloon. Un bambino giocare per terra con il suo soldatino di legno e un neonato dormire nella sua culla. Mentre fuori ci sono gli spari di un deliquente che corre sulle strade di polvere terrorizzando la gente di passaggio. Corro nascondendomi tra la gente e mi fermo in una scuola, attraverso i vetri vedo tante piccole scrivanie, sopra sono appoggiati quaderni e libri, improvvisamente tanti bambini scorrazzano per l'aula, qualcuno disegna un foglio, un altro legge un brano, la maestra che tenta di calmare alcuni scolari vivaci. Quante voci, gridolini...
Ed ecco suonare la campana della chiesa, lì si può entrare, mentre cammino sento scricchiolare sotto i miei piedi le assi di legno. I fedeli sono sulle panche a pregare assieme al Reverendo, si sente il mormorio delle preghiere. Un luogo, forse l'unico, di pace.
Esco, per le strade polverose incontro un albergo, sbircio attraverso una porta finestra, alcuni uomini stanno giocando a biliardo e le donne chiacchierano sedute sulle poltroncine. Qualcosa mi distrae, un ragazzino mi sfiora e corre verso un negozio di alimentari e tessuti. Incuriosita attraverso la strada dove è appena passata una carrozza con due cavalli. Con il naso incollato al vetro vedo i prodotti alimentari, nastri, le stoffe...persino il caffé.
Poco lontano uno schiamazzo mi attira, proseguo con il mio vestito impolverato verso il saloon, un uomo mezzo ubriaco è steso per terra con un occhio viola. Si sente uno sparo e la gente scappa tra le grida di una donna molto vistosa, ma l'uomo ubriaco ha sparato ad un palo di legno scambiandolo per una persona. Arriva lo sceriffo, lo incatena e lo porta nella cella.
Una bambina con i boccoli che le scendono sulle spalle e un grazioso vestitino mi sorride e mi dice: "Qui siamo a Bodie!" e se ne va saltellando.
Salgo su un monte passando per le case, su alcune verande ci sono le pale, sicuramente di qualche miniatore tornato a casa a riposarsi. In cima sotto un bel sole e il cielo azzurro mi giro a guardare la cittadina, io sono di nuovo in t-shirt e pantaloncini. Le persone spariscono gradualmente, il silenzio mi avvolge...resto qualche minuto a respirare il profumo dei fiori e della terra poi mi avvio verso la macchina.

martedì 4 novembre 2008

Adozione dal canile.

Dopo un anno e mezzo della morte della mia dolcissima cagnolina di 16 anni avevo deciso di prendere di nuovo un cane. Ero molto indecisa tra un cucciolo, uno di taglia piccola o grande già adulto. Ma di sicuro volevo salvarlo da qualche canile. Mi era arrivata una proposta di una ragazza che si occupa della salvezza dei cani e del canile di Rieti (http://www.ulminopericanidirieti.splinder.com/), c'era un cane che si stava lasciando andare. Un adulto di taglia grossa. Ogni giorno guardavo la sua foto sul sito delle adozioni. Ero fortemente combattuta...non potevo lasciarlo lì, chiuso in quell'orribile box a deprimere. E non avendo mai avuto un cane di grossa taglia nè adulto ero incerta sulle mie capacità di ridargli un sorriso. Era il mese di agosto, la partenza per le vacanze negli Usa era vicina e avevo deciso di rifletterci su durante il mio viaggio. Là vedevo ogni giorno ragazze o ragazzi, famiglie o persone anziane in compagnia di un cane, per la maggior parte di taglia media o grossa. E ogni giorno che passava mi sentivo sempre più sicura. Ma il massimo della sicurezza l'ho raggiunta quando sono andata, al ritorno dagli Usa, personalmente al canile di Rieti a trovarlo nel suo box. C'era un viale lungo, di fianco, sia a destra che a sinistra c'erano un centinao di box. I cani abbaiavano al mio passaggio, mi davano l'impressione di dirmi: fammi uscire da qui, ti prego! Il mio cuore batteva a mille, ogni sguardo di speranza, ogni abbaio mi faceva soffrire, mancare il respiro...una realtà crudele...loro hanno un cuore che batte, hanno il diritto di vivere...Mi sembrava di vivere in un bruttissimo sogno, ma andavo avanti...dovevo vedere lui, il mio cane. Era seduto e mi guardava con gli occhi ormai rassegnati, in solitudine e in silenzio. Sono entrata nel box per accarezzarlo. Persino il suo pelo era spento. Dentro mi era invaso all'improvviso un torrente forte, un miscuglio di forza, sicurezza e volontà. E tanto amore. Il mio cane dovrà ritornare a vivere. L'ho portato via e insieme a lui sono uscita da quel brutto sogno.
Nei primi tempi non aveva fiducia e stava spesso da solo. Ma con la mia determinazione e pazienza lo portavo ogni giorno a spasso, lo spazzolavo, lo coccolavo, gli davo i pasti, l'acqua fresca. Ogni giorno era un passo in più per me e per lui, scoprivamo insieme tante cose, le sue e le mie emozioni. Quando ha visto per la prima volta il mare era intimorito, sorpreso e curioso. Quando mi ha fatto capire che l'acqua del mare non l'avrebbe mai apprezzata mi ha fatto sorridere. Quando siamo sulle montagne si lancia in una corsa tutto felice, la natura per lui è un beneficio. Quando siamo in cima alla montagna contempliamo insieme il panorama, a volte anche abbracciati. Vedere i suoi occhi illuminarsi sempre di più mi riempie di gioia. Ha anche un suo "campo" che è diventato il nostro giro quotidiano, lì ha fatto conoscenze di altri cani e cagnette. Per lui è una specie di ritrovo e si diverte moltissimo.
Quando mi ha dato il primo bacio sul naso per me è stato bellissimo...ci siamo conquistati a vicenda. Ora sta tentando di conquistare anche i miei due gatti ed è stupendo vederlo in azione.
Quel cane rassegnato non esiste più, grazie a lui ho scoperto di avere la possibilità di ridare un sorriso.

venerdì 31 ottobre 2008

La terra è in pericolo...

"La Terra non sta bene; uomini, animali e piante neanche. Secondo il "Living Planet Report 2008", "check up" annuale fatto da ricercatori del Wwf e altre organizzazioni scientifiche, presentato a Londra, «entro il 2030 avremo bisogno di due pianeti per soddisfare il fabbisogno dell'umanità di beni e servizi». La domanda globale sulle risorse della Terra supera infatti del 30% la capacità rigenerativa di quest'ultima. Più di tre quarti degli abitanti del pianeta vivono in nazioni che sono debitrici ecologiche, dove cioè i consumi nazionali hanno superato la capacità di risorse naturali del paese. Il rapporto si basa, tra l'altro, sulla misurazione dell’ "impronta ecologica", un'unità che misura la domanda dell’umanità sulla biosfera, in termini di superficie di terra e mare necessarie sia alla produzione delle risorse che le persone utilizzano, sia all'assorbimento dei materiali di scarto generati. CORSA CON GLI OCCHI BENDATI - La crescita demografica, e quella dei consumi individuali, hanno fatto sì che negli ultimi 45 anni la domanda dell'umanità sul pianeta sia più che raddoppiata. Ancora nel 1961 quasi tutti i paesi del Mondo possedevano una capacità più che sufficiente a soddisfare la propria esigenze interna. Nel 2005 la situazione è cambiata in modo radicale: molti paesi possono soddisfare i loro bisogni solo importando risorse da altre nazioni e utilizzando l'atmosfera del Pianeta come discarica di anidride carbonica e di altri gas serra. (Ap)LA BOLLA AMBIENTALE - Viviamo al di sopra delle nostre possibilità in una "bolla" ambientale che, a differenza di quella finanziaria, è più difficile da nascondere. Qui non si parla di futures, derivati od opzioni, ma di aria e di acqua, di grano e di riso. «A livello mondiale, durante l'ultimo anno il prezzo dei raccolti ha raggiunto vertici da record - ha scritto James P. Leape, direttore generale di Wwf International - in gran parte a causa dell'aumento della domanda di cibo, mangimi e biocombustibili e della continua diminuzione della risorsa idrica». La natura non accetta carte di credito: chi era povero diventa miserabile, chi aveva poco da mangiare, torna a morire di fame. USA E CINA CONSUMANO OLTRE IL 40% DELLE RISORSE - Il consumo generale dell'umanità ha superato la biocapacità totale della Terra per la prima volta negli anni 80, e questa tendenza ha continuato a crescere. Ma ovviamente non tutti contribuiscono a questo trend nella stessa misura: Stati Uniti e Cina utilizzano, ciascuno, il 21% della biocapacità del pianeta. Il consumo procapite della Cina è molto più basso di quello registrato negli Usa, ma la popolazione è anche quattro volte superiore. Nei valori pro-capite gli statunitensi mantengono infatti il primato assoluto di grandi "divoratori" del pianeta, richiedendo una media di 9.4 ettari globali, come dire, che ciascun americano vive con le risorse di circa 4.5 pianeti Terra. L'ITALIA E' IL QUARTO PAESE AL MONDO PER CONSUMO DI ACQUA - Il nostro paese è al 24esimo posto nella classifica delle maggiori impronte ecologiche sul pianeta, su oltre 180. Non è una buona posizione: significa che consumiamo ben più di quanto le nostre risorse interne ci consentirebbero di fare. Viviamo "in debito". L'impronta ecologica pro capite dell'Italia è 4,8: significa che ogni italiano consuma risorse tre volte in più del quantitativo che il nostro territorio mette a disposizione. Per quanto riguarda l’impronta idrica, l’Italia si trova al quarto posto nella classifica mondiale riguardante l’impronta idrica del consumo, che costituisce il volume totale di risorse idriche utilizzate per produrre i beni e i servizi consumati dagli abitanti della nazione stessa (questo indicatore è costituito da due componenti e cioè l’impronta idrica interna, che è composta dalla quantità di acqua necessaria per produrre beni e servizi realizzati e consumati internamente al paese, e dall’impronta idrica esterna, che deriva dal consumo delle merci importate e calcola, quindi, l’acqua utilizzata per le produzioni delle merci dal paese esportatore). L’Italia è quindi al 4° posto con un consumo di 2.332 metri cubi pro capite annui (dei quali 1.142 interni e 1.190 esterni). Davanti a noi abbiamo, nell’ordine, solo Usa, Grecia e Malesia. INVERTIRE LA ROTTA - Se il Living Planet Report 2008 descrive una Terra malata, e abitata da uomini limitati, indica anche coordinate per poter invertire questa rotta, che al momento sembra puntare serenamente verso il naufragio. «Non è troppo tardi per evitare una recessione ecologica - ha osserva James P. Leape - ma bisogna cambiare l'attuale stile di vita e indirizzare le nostre economie verso percorsi più sostenibili». Consumare meno e meglio, soprattutto il nostro mondo "avanzato", «fermo restando - scrive il rapporto - che lo sviluppo tecnologico continuerà a rivestire un'importanza vitale nell'affrontare la sfida della sostenibilità» " Stefano Rodi-dal Corriere della Sera
Notizie del genere mi addolorano...la Terra è la nostra fonte, energia, vita, e mi chiedo spesso, perchè distruggerla?? Ci vogliamo così tanto male per distruggerla o è a causa dell'indifferenza e ignoranza delle persone?? Credo che ognuno debba prendersi piccoli impegni quotidianamente come consumare meno l'acqua, stare attenti a non lasciare la luce nelle stanze che non si utilizzano e prendere lampadine a basso consumo energetico, pure di non sporcare la terra, sia in aperta campagna e in città, in montagna e al mare, ma usare appositi cestini dei rifiuti o bidoni. Non mi sembrano impegni difficili. Eppure...la gente va in palestra per mantenersi in forma, ma fa fatica ad alzarsi o allungare di qualche passo per buttare una bottiglia di plastica nel bidone. O ritornare indietro a spegnere la luce in una stanza inutilizzata. E lo spreco esagerato dell'acqua...perchè lasciare aperto il rubinetto mentre stai massaggiando con cura con lo spazzolino e dentifricio ai denti?? E lasciare scorrere l'acqua nell'altro lavello mentre stai lavando i piatti??
Cosa fare per salvarla oltre ai piccoli gesti quotidiani?? Penso che l'informazione sia molto importante, perchè non prendere esempio dalle scuole straniere come la Svezia dove già nei primi anni scolastici insegnano ai bambini dedicando,credo, un paio di ore settimanali di rispettare la natura, l'ambiente e gli animali?? Addirittura in Giappone in alcune scuole non hanno bisogno di bidelli perchè ogni studente si prende il compito di mantenere puliti le aule e i bagni. Per me è un bellissimo esempio e si sa che i bambini sono il nostro futuro...
Anche la televisione dovrebbe fare il suo compito, anzichè mandare in onda programmi "spazzatura" che purtroppo ce ne sono troppi, ma trasmettere informazioni più utili e cercare di coinvolgere la gente in argomenti come "salvare la terra", farla capire che facendo così salviamo noi stessi.

mercoledì 29 ottobre 2008

Tra natura e lettura...

Credo che molte donne abbiano desiderato di voler viaggiare da sole almeno una volta nella loro vita, c'è chi ce l'ha fatta e altre no per mancanza di coraggio, forza e magari per scarsa conoscenza delle lingue straniere importanti come l'inglese. Il perchè viaggiare da sole?? Per me è una sfida con se stessi e provare emozioni che il viaggio ci offre. L'arrangiarsi da sole, gioire quando qualcuna o qualcuno dell'altro Paese e Popolo ci aiuta nei momenti di difficoltà, ad essere in contatto diretto con la vasta natura per poter dire: io e la natura. Da sole, ma sempre in compagnia.
Cronaca di una viaggiatrice solitaria
All'eta di diciannove anni Kira Salak, per la prima volta, provò la libertà di viaggiare da sola e trascorse i successivi anni della sua giovinezza girando per il mondo con costanza e impulsività. Fu così che si lasciò la sua vita alle spalle - l'università, il lavoro, il fidanzato - per tentare l'impossibile, il suo sogno di sempre: seguire le tracce dell'esploratore britannico Ivan Champion, la prima persona che riuscì ad attraversare l'isola di Papua Nuova Guinea nel 1927. Uno dei Paesi più pericolosi e più misteriosi del mondo, dove la cultura moderna occidentale si scontra con le antiche tradizioni tribali. Per Kira Salak fu una prova di vita. Motivata da qualcosa di più dell'essere semplicemente la prima donna occidentale ad attraversare da sola quella terra, decise di scrivere questa cronaca per trovare una risposta anche per se stessa. Perché una giovane donna voleva intraprendere da sola un viaggio così pericoloso? Dov'era la sua paura? O forse era solo un tentativo per scoraggiare la paura per raggiungere mete ancora più ardue? Nessuno poteva dirlo. Kira Salak, con una prosa brillante e piena di suspense, descrive le sue avventure tra paesaggi esotici e vividi di ricordi in pieno contatto con la natura più selvaggia. Molto più di un semplice libro di viaggio o di avventura, "Cronaca di una viaggiatrice solitaria" è un'opera di esistenziale autoscoperta, di sopravvivenza in situazioni di estremo pericolo, in luoghi che sono al di là di ogni tempo e che vanno al di là di ogni immaginazione in una natura di un'impareggiabile bellezza.

Una sorpresa molto gradita!

Oggi metto nel mio blog un'email di un'amica, per ora on-line, che mi ha molto colpito e fatto un enorme piacere.
Carissima Chiara, anzi Kyara, anche tu blog victim! Questo mi fa riflettere sul valore del blog che è diario, punto di incontro, luogo di aggregazione e scambio. Un mezzo agile ed economico per arrivare ad una platea potenzialmente immensa. Sono felice di vedere che sia il tuo blog che quello di Alfia (n.d.b. http://libriinviaggio.myblog.it/) siano "giornali" , come i loro lontanti predecessori, i "journal" diari di avventure e scoperte tenuti ed aggiornati da molti illuministi, che nutrono attenzione per il dettaglio, in cui si cura stile e immagine , e, soprattutto, offrono spunti stimolanti, mai banali. Perchè questa , oltre alla versatilità, alla diversificazione per generi, è la carta vincente del blog rispetto alla comunicazione mediatica istituzionale. E' straordinario pensare come il patrimonio di conoscenze personali, il vissuto prossimo e lontano di milioni di persone (i bloggers,appunto), possa diventare un enorme vaso di Pandora della conoscenza a cui tutti liberamente attingiamo. Ricordo che agli esami di teoria e tecnica della comunicazione di massa, mi colpì la teoria della riproducibilità dei modelli come fonte di arricchimento degli strumenti di conoscenza, diffusione e -conseguente- vendita. Il blog ne è un esempio. E' riproducibile, è un contenitore no limits, permette di condividere , diffonde e canalizza informazioni e quindi fa crescere l'offerta, veicola visibilità. La domanda ha potenziali inimmaginabili ma va diffusa. Per cui ragazze: olio di gomito! Anzi sgomitate, fatevi largo e non mollate! Ancora compimenti Chiara! A presto! Simona

martedì 28 ottobre 2008

Snoopy e Company

Quando ero ragazzina avevo nella mia libreria alcuni fumetti di Snoopy e Company, ogni tanto lo sfogliavo e leggevo le vignette. Mi piacevano e divertivano. Dopo un periodo di dimenticanza mi ricordai di questi personaggi così allegri, ingenui, innocenti e allo stesso tempo veri, puri e credibili, allora li tirai fuori dalla mia libreria e li comprai altri fino a completare la collezione. E mi sono accorta che le loro storie mi mettevano in buon umore, mi tranquillizzavano, oggi li considero una terapia contro momenti di tensione, nervosismo, il morale a terra, una specie di “training autogeno” di lettura. Quando mi sento abbastanza stressata e con la voglia di staccare del tutto la “spina” prendo uno dei fumetti e lo leggo prima di dormire. E’ un ottimo calmante e restituisce un sorriso dopo una giornata pesante, e ovviamente un sonno ristoratore. La coperta di Linus (anche il mio gatto ha una sua coperta e spesso se lo porta dietro per tutta la casa!!) Linus: Sai qual è un pensiero agghiacciante?? Charlie Brown: No, qual è? Linus: Solo un metro quadrato di flanella mi separa da un collasso nervoso! Filosofia. Charlie Brown: Sicurezza…ecco ciò di cui tutti abbiamo bisogno: bisogna provare un “sentimento di sicurezza”…Togli ad un uomo la sicurezza, e cosa gli rimane?? L’insicurezza, ecco cosa gli rimane!! Lucy: Sei proprio un filosofo Charlie Brown… Babbo Natale. Lucy: Stanotte arriva Babbo Natale Linus!! Pensa! In una sola notte porta i regali ai bambini di tutto il mondo! Linus: Caspita!! Dev’essere altamente specializzato! Canis lupus familiaris. Charlie Brown: Pensa un po’…ci sono 90 milioni di gatti e cani negli Usa! E’ un bel numero di gatti e cani! Snoopy: Cani e gatti…sempre dire “cani e gatti” non dire mai “gatti e cani”. L’espressione esatta è “cani e gatti”!! Ottimismo. Linus: se la spassano su…quella stella lassù, stasera…sembra che si diano proprio alla pazza gioia! Charlie Brown: Cosa te lo fa pensare?? Linus: Hanno tutte le luci accese!!!

lunedì 27 ottobre 2008

La debolezza umana...

Chi tortura gli animali paga già nella sua miseria. Sono contro la debolezza umana e a favore della forza che le povere bestie ci dimostrano tutti i giorni perdonandoci. (scrittrice italiana Anna Maria Ortese) Citato su Panorama nel luglio 2002.

venerdì 24 ottobre 2008

Il coraggio di seguire il proprio sogno.

Ho conosciuto tanta gente che ha avuto il coraggio di cambiare la propria vita, il proprio lavoro persino il Paese per seguire un sogno. La mia ammirazione per loro è infinita. Non è per niente facile, ma con costanza, volontà, pazienza, forza e amore ci sono riusciti. E ritrovano la propria felicità, serenità e l’orgoglio di dirsi “sono nel mio sogno”. Come mi è piaciuto il racconto di un fotografo naturalistica che ora vive in Svezia, ecco le sue parole: “Ho compiuto il mio primo anno in Svezia. Strana sensazione, prenderne coscienza scrivendolo, uscendo dal torpore della routine quotidiana (ebbe sì, anche qui in agguato) e pensare allo stupore, alla meraviglia che provavo nei miei viaggi precedenti, su e giù tra Italia e Scandinavia. Invidia e desiderio per un mondo diverso, un altro rapporto con la Natura, o semplicemente un posto dove di natura ce n’è tanta che non puoi vederla tutta nemmeno volendo, fatichi persino a concepirla. Il senso di meraviglia non è cambiato, anzi. Gli incontri ravvicinati con l’alce, il frullo del cedrone, lo sguardo della volpe… il chinarsi sulle drosere di palude, la scoperta dei capolini d’orchidea nel sottobosco; sopra a tutto, l’aria tersa che profuma di spazio, le vedute sconfinate dalle proporzioni immense, il senso di rarefazione e di wilderness. Tutte esperienze già vissute, ma che ora hanno un nuovo sapore, quello di casa, il gusto che viene dalla consapevolezza di far parte, in qualche modo, di questa grande rappresentazione. Di nuovo, di inedito, l’avvicendarsi netto delle stagioni, qui ancora integre, vere, riconoscibili: persino le mezze stagioni, qui, sono ancora tutte intere. Il verde estivo è sfolgorante quanto il rosso dell’autunno è ipnotico, surreale. È l’inverno, tuttavia, a fornire le sensazioni più intense, quando la forza stilizzante della neve riduce tutto ad un disegno a carboncino, quando persino il respiro si fa difficile, quando il ghiaccio muta così in fretta da sembrare vivo. Tutto intorno, la foresta e le sue suggestioni…” Vitantonio Dell’Orto Una bella poesia sul Sogno: Non perdere mai la speranza nell’inseguire i tuoi sogni,perché c’e’ un’unica creatura che può fermarti,e quella creatura sei tu.Non smettere mai di credere in te stessa e nei tuoi sogni.Non smettere mai di cercare,tu realizzerai sempre ogni cosa ti metterai in testa. L’unico responsabile del tuo successo o del tuo fallimento sei tu, ricordalo…ogni pensiero o idea pronunciata a voce alta viaggia nel vento,la voce corre nell’aria, cambiandone il corso.Se sei brava da udire abbastanza,tu potrai ascoltare l’eco di saggezze e conoscenze lontane nel tempo e nello spazio.Tutto il sapere del mondo e’ a disposizione di chiunque sia dispostoa credere e a voler ascoltare. La libertà e’ una scelta che soltanto tu puoi fare:tu sei legata soltanto dalle catene delle tue paure.Non e’ mai una vera tragedia provare e fallire,perché prima o poi si impara, la tragedia e’non provarci nemmeno per paura di fallire. Mentre noi possiamo orientarle nostre mosse verso un obiettivo comune,ognuno di noi deve trovare la sua strada,perché le risposte non possono essere trovateseguendo le orme di un’altra persona….Se tu puoi compiere grandi cose quando gli altri credono in te,immagina ciò che puoi raggiungerequando sei tu a credere in te stessa. Peter O’Connor, da "Ali sull’oceano"

giovedì 23 ottobre 2008

Insolito posto

C'è un luogo dove amo fare le passeggiate soprattutto in autunno quando gli alberi si dipingono di colori caldi, la terra è sparsa di ricci spinose delle castagne, i ciclamini rosa sbocciano all'interno dei boschi...prima di ritornare a casa mi fermo sempre in questo paesino secondo me incantato, dove il tempo si è fermato... Petrella Guidi è un borgo medioevale amorevolmente conservato e ristrutturato dai pochi residenti e da un gruppo di artisti e di amanti del territorio. E’ un villaggio fortificato trecentesco situato su un monte, è caratterizzato da altissime case in pietra antica, unite fra loro in una serie irregolare e circondate da caratteristici vicoli stretti. Sovrasta il paese la torre con accanto le rovine del castello circondata da un bellissimo panorama. La porta d’ingresso è un arco in pietra bianca, che conserva gli scudi e gli stemmi degli antichi dominatori. Nel “Campo dei Nomi” ci sono due lapidi in ricordo di Federico Fellini e Giulietta Masina, un luogo dove loro amavano rilassarsi su una panchina ad osservare il panorama di rara bellezza. Il viaggio di Fabio Vacchi libretto di Tonino Guerra La trama dell’opera, che è esilissima e si regge sulle delicate intuizioni poetiche dello scrittore e sceneggiatore Tonino Guerra, descrive il viaggio di una coppia di anziani romagnoli - Rico e Zaira sono i loro nomi - da Petrella Guidi, borgo collinare nei pressi del fiume Marecchia ove essi hanno sempre vissuto, fino al mare. È una vecchia promessa che Rico ha fatto a Zaira il giorno delle nozze, infatti, quella di condurla a vedere il mare, quel mare che dista appena trenta chilometri dal loro paese ma che essi non hanno mai veduto.

Beethoven

"Le vibrazioni dell'aria sono il respiro di Dio che parla all'animo umano, noi siamo musicisti siamo gli esseri più vicini a Dio. Sentiamo la sua voce, leggiamo le sue labbra, diamo vita ai figli di Dio che cantano...le lodi del Signore."
Dal film "Io e Beethoven" di Agnieszka Holland con Ed Harris e Diane Kruger.

mercoledì 22 ottobre 2008

Thoreau

"Non l'amore, non i soldi, non la fede, non la fama, non la giustizia...Datemi la verità" H.D. Thoreau Henry David Thoreau nacque a Concord, nel Massachusetts, nel 1817. Si laureò ad Harvard nel 1837 e in seguito ai suoi studi sviluppò un forte interesse nei confronti della poesie greca e romana, della filosofia orientale e della botanica. Nutrì grande interesse ed amore nei confronti della natura e dedicò molte delle sue giornate ad esplorare i boschi e a raccogliere informazioni dettagliate su piante ed animali. Mezzo secolo prima di Jack London egli avvertì il richiamo della foresta e nella primavera del 1845 si recò sulle rive del lago di Walden, a Concord, nel Massachusetts. Usando un’ascia presa a prestito abbatté alcuni pini bianchi per ricavarne legname con cui costruirsi un’austera dimora nella quale avrebbe vissuto per due anni, due mesi e due giorni. Si insediò stabilmente nella nuova casa il 4 luglio e la scelta della data, il giorno della Dichiarazione d’Indipendenza, non fu casuale in quanto, con l’abbandono della civiltà e della vita sociale organizzata, realizzava quella che era effettivamente la sua massima aspirazione: divenire indipendente. L’esperienza del lago Walden ispirò la scrittura di Walden, ovvero La vita nei boschi (1854), un'opera a metà strada tra il saggio filosofico e il diario che oggi viene unanimemente considerata tra i classici della letteratura americana. 147 anni dopo Chris McCandless (alias Alexander Superstramp), un ragazzo del West Virginia si incamminò da solo negli immensi spazi selvaggi dell'Alaska. Due anni prima, terminati gli studi, aveva abbandonato tutti i suoi averi e donato i suoi risparmi in beneficenza: voleva lasciare la civiltà per immergersi nella natura seguendo gli ideali di Thoreau. Ma purtroppo non aveva nessuna preparazione alle condizioni estreme nè adeguatamente equipaggiato e incontrò la morte. Nasce un libro dopo tre anni di ricerche da parte dell'autore Jon Krakauer, "Nelle terre estreme". Sean Penn fu colpito dalla sua storia e gira un film "Into the wild".
A proposito...durante un'escursione nella bellissima Bryce Canyon ho trovato alcuni suoi citazioni incorniciati in una capanna di legno in cima ad un monte con un panorama mozzafiato!!

Mutua per animali

ROMA "Tutti d’accordo almeno sugli animali: mercoledì 15 ottobre al Senato sarà presentato un disegno di legge bipartisan per mutua cani e gatti. Il disegno di legge prevede l’istituzione del Servizio sanitarioconvenzionato per gli animali domestici più cari alle famiglie, cioè icani e i gatti. E la proposta - annuncia una nota del gruppo Pd Ulivoal Senato - verrà presentato in una conferenza stampa al Senatomercoledì 15 ottobre, alle 11.30, nella sala delle conferenze. Alla presentazione interverranno le senatrici Silvana Amati (Pd) e Laura Bianconi (Pdl), prime firmatarie del ddl e il sottosegretario alla Salute Francesca Martini. Coordinerà l’incontro Licia Colò, conduttrice delle trasmissioni "Cominciamo bene", "Animali e animali"e "Alle falde del Kilimangiaro". Prenderanno parte all’iniziativa associazioni, coordinamenti, movimenti animalisti, volontari, enti eassociazioni di rappresentanza dei medici veterinari." Penso che sia giusto per famiglie che hanno animali o che desiderano animali e non possono averli a causa dei costi elevati della vita. Di conseguenza spero che ci saranno meno abbandoni e più animali adottati.